In occasione della prima Marcia internazionale enogastronomica, storica e didattica denominata “Kohisce”, in programma domenica 24 maggio, organizzata dalla Sk Devin e dall'azienda agricola Kohisce, in collaborazione con una dozzina di associazioni sportivo cultuali italiane e slovene, sarà presente anche una Mostra, promossa dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis dedicata alla Prima Guerra Mondiale, e più precisamente cosa l'evento bellico ha lasciato a cent'anni di distanza sull'Ermada.
Posizionata a ridosso dei ruderi delle Case Kohisce, antico borgo, oggi disabitato ed in passato affidato ai coloni del posto per la coltivazione, la mostra prevalentemente didattica è principalmente la presentazione del lavoro di recupero, ripristino e di valorizzazione dei manufatti riconducibili alla prima guerra mondiale presenti sull’Ermada e sul Carso.
Il Monte Ermada si trova oggi nella parte nord occidentale della provincia di Trieste nel territorio del comune di Duino Aurisina, mentre le sue propaggini orientali sono in territorio sloveno. L’Ermada, ultimo baluardo dell’Imperial Regio Esercito Austro Ungarico sulla strada per Trieste, costituì durante il primo conflitto mondiale un insuperabile obiettivo militare, contro il quale si infransero senza successo gli assalti dei soldati italiani.
L’esercito austro-ungarico, organizzato sulla difensiva, lo aveva trasformato in una fortezza munita di ricoveri sotterranei ed armata di artiglierie occultate agli occhi dell’avversario
Nell’arco temporale che viene periodizzato dal 1914 all’autunno 1917, le popolazioni autoctone subirono privazioni e dovettero abbandonare i propri nuclei abitati e le zone di produzione agricola per far spazio all’insediamento di opere militari difensive che, di fatto, divennero un’insormontabile linea di fronte mai conquistata o superata dalle truppe italiane.
L’area oggi si presenta ricca di testimonianze “immobili” dei fatti, negli ultimi anni recuperate e riportate alla luce da un gruppo di volontari. Molte di queste strutture, grazie al lavoro infaticabile dei volontari della Società Alpina delle Giulie, tra questi anche Flavio Vidonis a cui è dedicato il nome del sodalizio di Visogliano, pur a distanza di quasi cent’anni, e nonostante l’incuria della natura e del tempo, sono ritornati alla luce. Molti di questi siti, saranno visibili durante la passeggiata all'interno del percorso che verrà proposto.
La mostra di domenica (composta in un estratto di 20 pannelli) vuole rendere visibile il risultato di questo lavoro, così come quelli dei progetti di riqualificazione delle trincee e della raccolta delle testimonianze della Grande Guerra nella Venezia Giulia. La mostra inserita in diversi progetti sviluppati dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis, in diverse versioni è stata vista da oltre 80.000 visitatori, toccando città italiane come Milano, Treviso, Bologna, Terracina, Spilimbergo, Grado, Trieste, Farra d'Isonzo, Aeroporto del Friuli Venezia Giulia , e diverse località del Carso.
"Renderemo così l'onore, a chi, da oltre 20 anni lavora per rendere visibili le trincee, le grotte e gli ipogei artificiali utilizzati durante il Conflitto bellico, i soci dell'Alpina delle Giulie Gruppo Cavità, che saranno altresì presenti insieme a noi e al Flondar al gazebo informativo presso la mostra, che con tanta passione ed amore per il territorio, hanno reso possibile tutto ciò"
Massimo Romita
Presidente Gruppo Ermada Flavio Vidonis
Nato nel 1938 aveva iniziato la sua attività di grottista, giovanissimo, negli anni ’50 con il Gruppo Grottisti delle Giulie. Poi le necessità della vita lo avevano allontanato dal mondo delle grotte sino ai primi anni ’90, allorché vi ritornò entrando nella Commissione Grotte E. Boegan. La sua capacità di operare in qualsiasi ruolo, la disinteressata disponibilità e l’entusiasmo giovanile che lo caratterizzavano fecero sì che gli venissero affidati vari incarichi, tutti assolti egregiamente.
Oltre ad essere stato eletto nel Direttivo della CGEB è stato anche Segretario di Redazione della Rivista Atti e Memorie, curatore della spedizione delle riviste sociali, Direttore della Grotta Gigante, Bibliotecario. In questi ultimi anni si era dedicato anima e corpo al Gruppo Cavità Artificiali dell’Alpina delle Giulie
Nei vent’anni di partecipazione attiva alla vita sociale è stato presente nelle campagne di scavi alla Grotta Martina, 5640 VG, alla Curta de Lucio, 5800 VG, alla Lazzaro Jerko, 4737 VG, alle grotte Karl e Zita, 5020 VG e 5441 VG, ma soprattutto alla Grotta Gualtiero, 5730 VG, cui ha dedicato una quarantina di uscite con la squadra di rilevamento e di cui ha curato la realizzazione delle tavole che corredano il libro “La Grotta dei Sogni” edito nel 2002 dalla Regione e da tempo esaurito.
Se è stato presente “sul campo” a lavorare con mazza e punta o con pala e piccone, lo è stato pure a tavolino realizzando – spesso in collaborazione con altri soci – una dozzina di pubblicazioni, fra cui si possono ricordare le trenta pagina di tavole della Grotta dei Sogni, la monografia sulle grotte di guerra del Monte Cocco ed il catalogo dei primi duecento ipogei di guerra rilevati sull’Ermada.
Aveva in progetto altre opere, ma la falce di nostra sorella morte, nel suo caso sensibilmente aiutata dall’amianto inalato nei cantieri in gioventù, ha stabilito diversamente
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